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Spazi confinanti” e la sicurezza”

Gli incidenti negli spazi confinati continuano ad accadere: affrontiamo il problema con un approccio pratico-operativo. Le disquisizioni giuridiche sono poco utili quando succedono incidenti gravi: dal punto di vista operativo è necessario attivarsi e dare soluzioni pratiche agli operatori del settore ai datori di lavoro servizi di prevenzione e protezione addetti agli spazi confinati.

 

L’identificazione dello spazio confinato

In questi ultimi anni il tema della pericolosità dei cosiddetti “spazi confinati” è salito alla ribalta delle cronache per una serie di incidenti che hanno provocato numerose vittime. L’ultimo incidente di cronaca recente con tre morti e un ferito grave a Milano porta di nuovo all’attenzione dei tutti l’argomento trattato sin dal DPR 547/55 e oggi nel D.Lgs. 81/08 e nel DPR 177/11.

La pericolosità di uno spazio confinato consiste in sintesi:

  • aperture d’ingresso e uscita limitate;
  • abbastanza grande da entrarci almeno parzialmente (ad es. per attività di manutenzione pulizia o altro);
  • non progettato per una presenza umana continua;
  • con un’inadeguata ventilazione naturale;
  • contenente una potenziale atmosfera tossica e/o pericolosa.

Si tratta spesso di cisterne fognature pozzi fossi condotte sotterranee ma anche di ambienti dove l’insidia maggiore è nascosta nella falsa certezza che non vi sia rischio (come ad esempio vasche e scavi a cielo aperto).

Difronte a uno spazio confinato e a una necessità di accesso devono essere attivate una serie di cautele aggiuntive rispetto alle normali precauzioni dei luoghi di lavoro. Infatti si palesa in questi ambienti l’incapacità delle persone di riconoscere i rischi dello spazio confinato o anche riconoscere un ambiente con rischi aggiuntivi e più elevati rispetto a un luogo di lavoro “normale”.

 

I rischi presenti nello spazio confinato

Le tipologie d’infortuni che hanno luogo all’interno di spazi confinati sono ascrivibili alle quattro seguenti tipologie di pericolo:

  • esplosioni incendi;
  • asfissia;
  • tossicità acuta;
  • elettrocuzione (luoghi conduttori ristretti).

 

 

La classificazione di alcuni casi accaduti è tipicamente la seguente:

  • spazio confinato non libero da materiali e/o miscele pericolosi (ad es. non completa pulizia da sostanze pericolose ad es. liquidi combustibili);
  • introduzione di materiali e/o miscele pericolosi all’interno dello spazio confinato (ad es. per saldatura controlli non distruttivi con liquidi pericolosi);
  • spazi confinati non isolati dalla sorgente di pericolo (ad es. per comunicazione con tubazioni non isolate energie non eliminate e scaricate che possono portare a “invadere” lo spazio confinato durante la lavorazione);
  • ingresso non autorizzato a spazi confinati – asfissia (ad es. per non controllo dell’atmosfera prima di accedervi il non lavaggio con aria dello spazio confinato).

A proposito di questo ultimo caso emerge che in una rilevante percentuale di casi l’incidente all’interno di spazi confinati è dovuto ad accessi non autorizzati o non gestiti a tali luoghi. In molti casi purtroppo tali modi di procedere portano al decesso per asfissia sia dell’infortunato iniziale sia dei lavoratori che vogliono portare soccorso.

Nell’ambito della valutazione del rischio molti aspetti devono essere tenuti in considerazione all’interno di uno spazio confinato in particolare:

  • atmosfere sotto-ossigenate e/o sovra-ossigenate;
  • atmosfere esplosive;
  • atmosfere tossiche;
  • ingresso di liquidi vapori gas e polveri da tubazioni di collegamento non isolate;
  • aspetti psicologici del lavoratore in spazi confinati;
  • superficie di camminamento scivolosa ed irregolare;
  • ostacoli all’interno dello spazio confinato;
  • illuminazione e visibilità limitata;
  • elettrocuzione;
  • rumore;
  • temperatura (troppo alta o troppo bassa);
  • seppellimento;
  • annegamento in tasche profonde piene d’acqua;
  • presenza di sorgenti di emissione di radioattività e/o di contaminazione radioattiva;
  • caduta di oggetti;
  • presenza di macchinari e/o organi di movimento interni (es. miscelatori scambiatori di calore coclee rotocelle ecc.);
  • accesso e uscita difficoltosa;
  • caduta dall’alto (es. torri di distillazione impianti chimici reattori ecc.);
  • presenza di materiale piroforico;
  • presenza di vie di camminamento e strutture corrose galvanicamente oppure ossidate;
  • presenza di agenti biologici;
  • presenza di animali (es. ratti insetti).

Per ogni rischio presente sono da valutare le misure di prevenzione e protezione oltre che poi organizzare la gestione dell’emergenza.

 

Valutare i rischi di uno spazio confinato

La gestione degli spazi confinati non può che iniziare con una “valutazione del rischio”. I risultati della valutazione del rischio sono i seguenti:

  • elenco di eventuali interventi di adeguamento (per esempio per l’accesso/uscita per la predisposizione di attrezzature di salvataggio miglioramenti situazione interna scalette illuminazione apertura di aerazioni ecc.) con priorità di intervento e misure compensative eventuali in attesa degli adeguamenti;
  • “classificazione dei rischi” presenti (a seconda delle lavorazioni prevedibili vedo Tabella 1) all’interno degli spazi confinati e degli ambienti a sospetto di inquinamento;
  • “misure di sicurezza” (ad es. procedure attrezzature per la gestione del lavoro durante l’attività ordinaria e l’emergenza ecc.);
  • pianificazione della informazione e formazione e acquisizione addestramento delle ditte che vi andranno a operare;
  • istituzione del “permesso di accesso”.

Il “permesso di accesso” è il documento che autorizza l’accesso e lo svolgimento di lavori negli spazi confinati o ambienti con sospetto di inquinamento. Si precisa che tale documento dovrà tener conto di:

  • una richiesta di estinzione/rinnovo se il lavoro non è stato completato;
  • una dichiarazione di “lavoro completato” e che è stata sistemata l’area (o lo spazio) ripristinando le condizioni iniziali di sicurezza con controllo finale e se soddisfacente il ripristino della normale attività lavorativa.

Anche in questo caso la “mera compilazione” della documentazione non è l’obiettivo: la valutazione del rischio guidata e fatta in modo sistematico prima di iniziare i lavori permette una pianificazione dell’intervento e una organizzazione dell’emergenza migliore.

 

Qualificare chi entra in uno spazio confinato

In ottemperanza al D.P.R. n. 177/2011 e all’art. 26 è necessario preliminarmente qualificare le aziende e le maestranze che possono entrare in uno spazio confinato.

Per la qualificazione ci si può rifare a quanto previsto dall’art. 26 del D.Lgs. n. 81/2008 con l’acquisizione e l’accertamento di una serie di requisiti “standard” con l’aggiunta di una parte specifica legata ai luoghi confinati e agli ambienti a sospetto di inquinamento: il documento “Dichiarazioni dell’Appaltatore” sarà da compilare dall’incaricato in ogni sua parte e da restituire all’azienda committente con gli allegati indicati prima dell’inizio dei lavori. Ciò vale anche per ogni ditta subappaltatrice autorizzata.

 

Lo scambio documentale è solo una prima parte di attività: le qualifiche hanno l’effetto di far prendere seriamente in considerazione alle aziende committenti ed esecutrici i requisiti di formazione dei DPI delle attrezzature di lavoro ecc. da utilizzare per l’esecuzione dei lavori negli spazi confinati.

Si segnala infine che è necessario che al lavoro presso lo spazio confinato dovranno essere presenti lavoratori e preposti con esperienza almeno triennale risultati idonei a svolgere tali attività in conseguenza alla sorveglianza sanitaria e assunta con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato (costituenti almeno il 30% della squadra di lavoro) o altre tipologie contrattuali o di appalto a condizione che tali contratti siano certificati ai sensi del titolo VIII capo I del D.Lgs. 276/03.

La gestione dell’emergenza

L’aspetto più critico di uno spazio confinato è indubbiamente la gestione dell’emergenza.

La normativa vigente (artt. 66 e 121 allegato IV punto 3.2.3 del D.Lgs. 81/08) prevede la presenza delle seguenti quattro misure che costituiscono i fondamentali per una gestione del soccorso:

  1. presenza di personale che stazioni all’esterno dello spazio confinato (da considerarsi come i primi soccorritori coloro che in caso di un incidente saranno i primi a lanciare l’allarme e ad intervenire per soccorrere le vittime);
  2. vigilanza continua da parte del personale posizionato all’esterno su ciò che accade all’interno dello spazio confinato (una vigilanza deve essere effettiva e possibilmente con contatto visivo e vocale per un intervento tempestivo);
  3. presenza di un sistema di recupero dei lavoratori. La scelta del sistema di recupero e del numero di soccorritori da posizionare all’esterno dello spazio confinato non potrà prescindere dal numero di lavoratori entrati nello spazio confinato e dalle caratteristiche dello spazio confinato. Tale recupero inoltre potrà esser semplice (ad es. per accesso verticale) o complesso a seconda della tipologia e forma dello spazio confinato;
  4. presenza di aperture idonee all’uscita: è un parametro che condiziona in modo determinante la buona riuscita dell’operazione di soccorso e potrebbe essere un limite strutturale invalicabile.

Il mancato rispetto di una qualunque di queste condizioni ha spesso costituito il fattore determinante nella dinamica degli incidenti occorsi ai soccorritori

Per il soccorso sono poi necessarie speciali attrezzature e DPI che devono essere nella disponibilità della squadra di soccorso.

In certi casi è necessario impiegare dispositivi di allarme con funzionamento “a uomo morto” per gli operatori addetti alla lavorazione nello spazio confinato al fine di ridurre al minimo i tempi al lavoratore preposto alla vigilanza.

 

 

 

 

 

Lo staff della ICP S.r.l è a completa disposizione per ogni chiarimento in merito.

 

 

Fonte: www.ingegneri.info

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